sabato 30 ottobre 2010

che bello lavorare con i bimbi.....

Ciao a tutti i lettori del blog, sono Claudio Doretti.
Per diversi anni ho insegnato ai bambini la pallavolo nei corsi di avviamento allo sport e nei primi livelli del settore giovanile. E’ stata una mia scelta, perché non mi sentivo sufficientemente stimolato a lavorare con gli adulti.
Penso che lavorare con i bambini sia il mestiere più bello del mondo, almeno lo è per me.
Quest’anno sono riuscito a realizzare un sogno con l'aiuto di un fantastico team, un gruppo di amici che lavorano insieme a me ad un'idea comune: Agnese, Anastasia, Anna, Antonio, Cristina, Elisa, Francesca, Linda, Stefano, questi i loro nomi....non finirò mai di ringraziarli per il loro contributo.
In collaborazione con l'ASD La Verbena di Massimo Pisani abbiamo attivato un progetto di avviamento allo sport per bambini di 4-5 anni.
Progetto Primo Salto ha un programma piuttosto ambizioso, ma ho grandi aspettative e vedremo se alla fine riusciremo a vincere la nostra scommessa. Sono piccoli, alcuni hanno molte difficoltà nel coordinare occhi, braccia e gambe; e sono tanti. A volte non è facile gestirli: qualcuno è scatenato, qualcuno è più timido, ma insieme si divertono. Bisogna fare attenzione a mille pericoli: qualcuno ogni tanto esce con un bernoccolo sulla fronte, ma sempre con un grande sorriso. C’è chi vuole vedere la mamma, altrimenti piange. Comunque hanno bisogno tutti del loro punto di riferimento, dei loro insegnati.
Lavorare con i ragazzi non è facile. A me piacciono molto, sto bene con loro, li stimo e sono convinto che la cosa sia reciproca. Bisogna imparare la loro “lingua” per diventare un po’ come loro. Sono sensibili, schietti, sempre sorridenti: stregano, catturano, assorbono energia, ma ti danno una grande voglia di vivere e gioire, fanno amare ciò che fai sino a farti dimenticare i problemi personali che ognuno di noi ha quotidianamente.
Bisogna saper essere disponibili, ma anche determinati. E’ importante insegnare loro l’educazione, le regole, il rispetto degli spazi. Ascoltano, chi più, chi meno. Non ci si può mai distrarre, mai mollare, mai perdere il ritmo.
All’inizio hanno fatto un pò fatica, ma la risposta è stat sicuramente ottima. Hanno voglia di fare, si impegnano. Hanno problemi a mantenere l’attenzione, è normale, sono così piccoli: bisogna cercare di stimolarli continuamente, di farli divertire stuzzicando la loro attenzone.
C’è chi fa più fatica e si arrende, e noi siamo li ad incoraggiarlo, a sostenerlo ed è bellissimo vedere quando riesce e proclama orgoglioso che ce l’ha fatta.
Nei giochi cerchiamo di correggerli il meno possibile, bisogna lasciarli elaborare il movimento in libertà, è fondamentale che imparino istintivamente che cos’è importante fare per raggiungere un obiettivo. Sono ancora piccoli per insegnare loro una tecnica precisa, per loro è troppo difficile. Devono imparare, ma soprattutto divertirsi tanto, solo così saranno sempre stimolati e avranno voglia di continuare a giocare. Per imparare fanno sempre delle piccole competizioni, sviluppano l’agonismo, imparano a gioire per le vittorie e soprattutto ad accettare le sconfitte.
Dividendoli in squadre socializzano, fanno il tifo ed imparano a convivere con gli altri bimbi, a rispettare la fila, ad aiutarsi a vicenda.
Vi confesso che nei giorni in cui non ci alleniamo mi mancano e quando arriva il martedì o il giovedì e li vedo entrare dalla porta della palestra, con gli occhi che brillano, il cuore mi si riempie di gioia.
Lavorare con i bambini è un’esperienza bellissima. Spero di farlo ancora per tanto tempo e con lo stesso entusiasmo, quello che mi regalano ogni giorno i miei...i nostri adorati bambini.

domenica 24 ottobre 2010

Hai mai fatto sorridere un bambino?

Hai mai fatto sorridere un bambino? Non c'è sentimento che ti possa ripagare.. e quando ci riesci pregherai il destino che nel corso della vita tu lo possa raccontare.

Bambini e sport di squadra?..si grazie

Prendendo a prestito parole non nostre dai più autorevoli esperti a livello nazionale, si può affermare che lo sport di squadra è un’occasione di crescita e di confronto per i bambini, una “palestra” di vita.
Lo sport infatti allena sia il fisico che la mente.
A trarne beneficio non sono dunque solo i muscoli ma la concentrazione, l’affiatamento, la capacità di analisi, la gestione dell’imprevisto.
Ecco perché tutti gli sport di squadra aiutano i bambini a crescere: sono molti i genitori che scelgono di iscrivere i propri figli ad un corso sportivo forse anche perché lo sport di squadra ha un vissuto positivo: è divertente, socializzante, stimolante.
Ma soprattutto fa bene, lo sport favorisce lo sviluppo della personalità del bambino da un punto di vista emotivo ma anche cognitivo: da anni si è dimostrato come la pratica di uno sport favorisca l’acquisizione dell’apprendimento scolastico nei bambini dei primi anni di scuola elementare.


In particolare gli sport di gruppo si rivelano particolarmente efficaci sulla formazione dei nostri ragazzi: il microcosmo della squadra è una palestra che favorisce lo sviluppo della personalità e stimola la capacità di socializzazione; il bambino impara ad accettare le regole di un gruppo, a lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni, ad affrontare e risolvere situazioni impreviste, a gestire i conflitti.

La relazione con gli altri e la verifica che "sbagliare si può" servirà loro per acquisire quella sicurezza in se stessi di cui hanno bisogno.
Il gioco di squadra serve anche a bambini e bambine che tendono ad essere un po' troppo sicuri di sé, che sono egocentrici e poco abituati a far proprie le sconfitte di altri: giocare in una squadra significa rispettare gli altri, non solo i più bravi, ma anche quelli meno abili; serve ad imparare che non sempre si vince, alle volte si perde.
E' questo uno dei punti deboli di tanti ragazzini, l'incapacità ad incassare una sconfitta: così abituati ad una società che del successo fa il proprio vestito, i nostri figli identificano troppo spesso nella sconfitta la figura del perdente e non vogliono in alcun modo appartenere a questa categoria.
Chi non ha mai visto al bordo di un campo bambini disperati, con le lacrime agli occhi perché la squadra ha perso una finale importante?
Abituarli alla possibilità della sconfitta è utile perché nella vita non si può sempre vincere.

giovedì 21 ottobre 2010

Aggressività senza paura

"L'aggressività è un'energia, una forza vitale presente nel bambino sin dalla nascita, quindi ancor prima che possa esprimere i suoi impulsi intenzionalmente”. (D.W.Winnicott)


L'etimologia della parola stessa ad gredi, significa andare verso... verso gli altri, verso la vita, verso la realizzazione di sé. E' forza vitale e positiva, promuove il movimento del bambino verso l'autonomia, l'esplorazione e sin dalla nascita rappresenta il mettersi in relazione con...
Quando i nostri bimbi mostrano segni di aggressività, noi genitori entriamo subito in stato di allarme. Ma i comportamenti che interpretiamo come aggressivi, spesso sono solo dei maldestri tentativi del bambino di entrare in comunicazione con gli altri. 
Fra i 2 e i 5 anni un bambino  non possiede le proprietà di linguaggio per comunicare con i suoi coetanei. Quindi, per entrare in comunicazione, si avvale del contatto fisico, cercando di acchiappare gli altri oppure di “assaggiarli”. Non si tratta di aggressività vera e propria, ma di un modo inadeguato e inappropriato di rapportarsi con gli altri.
Sgridarlo in questi casi non serve a molto, perché il piccolo non capisce il collegamento tra la sua voglia di conoscere e il possibile dolore causato agli altri. Cerchiamo invece di spiegargli con molta calma che i morsi e i graffi fanno male ai suoi amichetti.
L’aggressività giocosa, detta anche gioco turbolento, serve a entrare in comunicazione con gli altri. Se ci pensate, anche i cuccioli di animale si comportano così. La conoscenza degli altri passa innanzitutto attraverso il contatto fisico: come noi trasmettiamo amore al bambino toccandolo, così anche lui ha bisogno di toccare gli altri per comunicare.
Qual è, invece, l’aggressività cui dobbiamo fare attenzione?
Esiste un tipo diverso di aggressività, che si manifesta quando il bambino cerca di scaricare ansie o paure. In questo caso, è importante cercare di comprendere la causa del suo atteggiamento, perché solo eliminando alla base il disagio che lo turba, il bambino tornerà sereno e abbandonerà il comportamento aggressivo.
E’ possibile che i bambini assumano comportamenti aggressivi soltanto per attirare l'attenzione di mamma e papà. Il bambino è disposto anche a farsi sgridare o punire. La cosa che più lo spaventa è essere ignorato. I bambini che si comportano male “solo per farsi vedere”, sono evidentemente bambini che avrebbero bisogno di più attenzione positiva. Se il piccolo ottiene la nostra attenzione quando è tranquillo, non avrà bisogno di combinare qualche guaio per farsi guardare.

sabato 16 ottobre 2010

Fantasia e libertà di movimento al potere!

“tu sei il re, la regina del tuo regno e lo crei a tua somiglianza.
Puoi cambiare tutto, mettere all’inverso la logica del mondo..”


E’ quasi impossibile raccontare l’esperienza di un bambino o di una bambina che si muovono nello spazio, con le parole o con le immagini, o parlare del movimento riuscendo a cogliere il vero e molteplice senso dell’esplorazione del mondo attraverso il corpo.

“Tu sei il re e la regina del tuo regno e lo crei a tua somiglianza. Puoi cambiare tutto, mettere all’inverso la logica del mondo”, è questo uno degli aspetti fondamentali delle infinite possibilità di espressione , che il bambino e la bambina, muovendosi, hanno. La capacità di agire in un altro mondo, quello delle immagini della fantasia, vero, presente, un mondo che può essere comunicato, messo in comune a patto di entrare nella sua regola, nel suo tempo e nel suo spazio. Per fare questo occorre affinare gli strumenti, trovare i mezzi, provarne le azioni per renderlo presente anche agli altri. Uno strumento, un “motore di ricerca” è il corpo, preso nella sua originale complessità e molteplicità.

Oltre che della fantasia, il corpo e il suo movimento possono essere per il bambino e la bambina, veicoli di comunicazione delle loro idee.

Attraverso un lavoro attento, è possibile mettere in luce, come movimenti del comune modo di “fare”, quotidiani, diventano movimenti emotivi, carichi di senso, straordinari.
Attraverso un lavoro attento, si può realizzare una compenetrazione, non solo tra corpo e suo pensare, ma anche tra sé e ambiente, tra individuo e ambiente sociale, nella comprensione e accettazione - scoperta quasi - dei sentimenti propri e dell’altro.

E’ importante che dall’espressione di idee, immagini e realtà interiori, nasca una comunicazione “agli altri”, attraverso ciò che il linguaggio non verbale, può esprimere proprio perché non limitato dai recinti e dai freni della parola.

Il lavoro sul movimento corporeo offre ai bambini una possibilità per riappropriarsi del nostro corpo, di scoprire le sue potenzialità: di conoscerne e percepire la struttura, le sue parti, le possibilità di percepirlo e gestirlo in piena consapevolezza e libertà; inteso come veicolo d’espressione e comunicazione, ci dà gli strumenti per comunicare agli altri ciò che non riusciremmo a dire col simbolismo verbale.
La tecnica deve nascere dall’esplorazione libera dei movimenti e delle forme di cui il corpo è capace, partendo dalla presa di coscienza dello spazio e della percezione del proprio corpo nello spazio e nel tempo, attraverso se e attraverso gli altri, in relazione a tutto ciò che è “se stessi” e “altro da sè”.

Si lavora sulle immagini, ci si identifica con l’altro che ci trasforma: animali, personaggi fantastici, situazioni straordinarie, oggetti, ci si appropria di elementi “strani” cioè esterni, estranei, stranieri.
Identificarsi con qualcosa al di fuori di sé , significa fare un rapido lavoro interno, per cui si dà vita all’immagine che si ha di quella cosa; significa coglierne l’essenza e poi avere la possibilità di arricchire tale immagine, sia a livello delle associazioni mentali, sia attraverso il confronto con quanto fanno gli altri, sia di mettere fuori le sfumature affettive che ciascuno di noi dà all’oggetto e che il solo nome dell’oggetto non permette di esprimere.

Il vissuto che emerge durante il gioco libero, durante l’improvvisazione mossa dalle proposte della guida, può essere arricchita con giochi tendenti a stimolare e rafforzare la capacità di osservazione, di ascolto, accanto ai giochi proposti dai bambini e dalle bambine, magari inventati li per lì attraverso i materiali o gli spazi a disposizione al momento.

Nei bambini e nelle bambine la capacità di alterare i piani tra realtà e finzione,di farli coesistere, di entrare ed uscire dal gioco, è un fatto di natura che allena alla vita, esercizio immediato della capacità immaginativa che possiedono.

“quando il bambino (e la bambina) è in tenera età, la scoperta del proprio corpo, e poi la scoperta di quello dell’altro (e dell’altra), è il suo gioco preferito”

La carta dei diritti del bambino nello sport

È nata nel cerchio degli allenatori sporitivi ginevrini. Essa li impegna a rispettare il ritmo di ciascuno e a preservare i giovani di cui hanno l'incarico. E' destinata ad essere largamente diffusa affinchè, a poco a poco, ogni sociétà, ogni allenatore e ogni genitore giunga, come gli istigatori della Carta, a tenere veramente conto del benessere di ogni bambino. Molti giovani praticano uno sport. Ma teniamo veramente conto del loro avviso, delle loro aspirazioni ? Prendiamo sufficientemente a cuore la loro salute e il loro sviluppo fisico? La moda, o «l'obbligo di risultati» nell'agonismo non va talvolta all'opposto degli interessi vitali del bambino? 

1. Diritto di fare dello sport: ciò vuol dire che se un ragazzo desidera avvicinarsi alla disciplina sportiva di sua scelta, l’adulto non può negargli questa possibilità, ma deve offrire al giovane le condizioni che più si adattano al suo livello. Quanti ragazzi obesi, poco abili, caratteriali o indisciplinati sono stati così allontanati dallo sport?

2. Diritto di divertirsi e di giocare: si tratta di rispettare il modo in cui si gioca a questa età, dove si inventano magari regole personali di gioco, tanto per cambiare, dove i ritmi di lavoro sono diversi, dove si è spesso alla ricerca dell’aspetto ludico. Sovente quando un ragazzo abbandona lo sport a 12-13 anni lo attribuisce alla troppa serietà dell’ambiente sportivo e alla noia che prova durante gli allenamenti. Ed è bene qui ricordare che nell’origine stessa della parola "sport" (dal francese antico "desportes") c’e’ la nozione di divertimento.

3. Diritto di beneficiare di un ambiente sano: oggi, nello sport di competizione, la lotta al doping e la promozione del fair play sono obiettivi comuni alla grande maggioranza delle federazioni sportive. Questi sono comportamenti che si imparano da giovani e che un ambiente sportivo "sano" deve insegnare. Purtroppo non è sempre il caso, basti pensare a dichiarazioni e azioni di allenatori delle squadre giovanili nei confronti degli arbitri...

4. Diritto di essere trattato con dignità: il ragazzo non è un essere inferiore e l’autorità non è quella dell’adulto che urla, punisce, minaccia. Lo sport a livello giovanile non dovrebbe essere fonte di frustrazione e di delusione ma di piacere e di progresso e spetta dunque all’adulto creare le condizioni favorevoli all’ottenimento di questi obiettivi.

5. Diritto di essere accompagnato e allenato da persone competenti a seguire allenamenti adatti alle proprie possibilità: bisogna riconoscere che chi si occupa di giovani lo fa investendo tempo e volontà, sovente senza domandare nulla in compenso; ciò non toglie tuttavia che egli deve formarsi , conoscere i principi dello sviluppo fisiologico e psicologico onde evitare grossolani errori. Purtroppo c’è ancora la tendenza da parte delle società sportive di affidare atleti giovanissimi ad allenatori poco competenti, con risultati ovviamente poco soddisfacenti sia dal punto sportivo che educativo.

6. Diritto di misurarsi con giovani di pari forza: è senz’altro interessante per il giovane essere confrontato all’insuccesso nello sport; tuttavia, se egli viene costantemente messo a confronto con avversari che non hanno le sue stesse probabilità di successo, la sua esperienza potrà essere quella o di sentirsi impotente o di sentirsi imbattibile, ciò che non è molto utile dal punto di vista educativo.

7. Diritto di partecipare a competizioni adatte: esistono esempi positivi di come si possa rispettare questo diritto. In molti sport infatti si sono introdotte competizioni specialmente rivolte ai giovani (mini-tennis, mini-basket, mini-calcio, ecc...) gare dunque più consone alle caratteristiche spazio temporali del bambino e del ragazzo.

8. Diritto di praticare il proprio sport nel pieno rispetto delle norme di sicurezza: abbiamo potuto constatare troppo spesso che incidenti evitabili o lesioni da sovraccarico di lavoro accadono in allenamento, a causa di negligenze dell’adulto. Bisogna tuttavia riconoscere che in questi ultimi anni molto si è fatto in questo ambito (adattamento delle infrastrutture, consigli medici, stretching).

9. Diritto di disporre del sufficiente tempo di riposo: ciò significa proporre un programma di allenamento ben equilibrato e che consenta momenti di recupero. Questo vuol dire anche che nei periodi di congedo scolastico l’allenatore rispetta la necessità di riposare oltre il fisico anche la mente e non impone una quantità eccessiva di allenamento.

10. Diritto di non essere un campione: il ragazzo va considerato non solo in virtù di una buona competenza sportiva e di una qualsiasi eccellenza dei suoi risultati, ma anche e soprattutto con i suoi limiti e la sua inesperienza. Ma ha anche diritto di essere un campione, se il giovane ne ha il talento e la voglia, a condizione che non serva unicamente ad appagare l’ambizione dei genitori, allenatori o dirigenti

mercoledì 13 ottobre 2010

Incontro con.....Antonio Rinaldi

Oggi andremo a conoscere un professionista del mondo della pallavolo, un ottimo allenatore, ma soprattutto una persona dal grande spessore umano: Antonio Rinaldi.

Ciao Antonio…..presentati ai nostri amici…..
Ciao!!!!…sono nato in Puglia a Foggia, e fino alle scuole superiori ho vissuto in una cittadina piena di monumenti e storia, ma soprattutto piena di sport: Lucera, poi finite le scuole ho frequentato l’università di Scienze Motorie  ad Urbino (non potevo fare altro…Mamma, Papà, Zia e prima ancora Nonno insegnanti di Educazione Fisica…non potevo scappare!!!!!) e da li praticamente per 5 anni non mi sono più mosso. Ho iniziato ad allenare continuando fortunatamente a giocare  fino a che, conclusa la Laurea Specialistica in Scienze e Tecniche dello Sport, ho ripreso a spostarmi con immenso piacere ma questa magari è un’altra storia
Raccontaci come hai iniziato a fare sport….cosa ricordi dei primi passi nel mondo del volley?
Come puoi immaginare, ho iniziato prestissimo; i miei genitori avevano una palestra di ginnastica artistica e ritmica. I primi passi nello sport sono stati proprio nell'artistica, poi  a 6 anni ho iniziato con il volley. Mi ricordo di quel periodo, tanta voglia ed allegria, ma anche tanta disciplina, tecnica ed impegno anche se eravamo tutti dei marmocchietti. Poi è arrivato il tennis, lo sci, il nuoto ed ultimo la pallacanestro: una formazione multilaterale che mi ha sicuramente aiutato molto, ma quello che ricordo fermamente è che la pallavolo è stata sempre al mio fianco ormai praticamente da 19 anni.
E ora a cosa stai lavorando?
Ora mio malgrado sto “solo” allenando ed ho dovuto abbandonare la pallavolo giocata (so che nessuno se ne dispiacera…..ma a me manca molto!!!!). Ad ogni modo, mi sono dedicato negli ultimi anni ad inseguire un sogno, quello di poter conciliare il lavoro con la passione e per il momento ci sto riuscendo. La pallavolo ora è il mio lavoro: collaboro con un’importante società di Serie A1, la Chatoe d’ax Urbino, con il ruolo di coordinatore di un settore giovanile nascente, che mira a coinvolgere anche l’entro terra della provincia.
Il momento più bello della tua carriera……e quello più brutto….
Sicuramente entrambi legati all’esperienza della scorsa stagione, la mia prima esperienza in una società di serie A, sempre alla guida di una formazione giovanile, il ricordo più brutto è stato anche quello più bello…perché come sappiamo dalle sconfitte si cresce e si rinasce sempre più forti; e bene ne ho avuto la prova, l’obiettivo di una stagione, l’accesso alle finali provinciali U18 sfuma in un golden set che ha dell’incredibile. Ma se pur non ancora consapevoli di quanto stesse accadendo, il gruppo intero è rinato da quella triste serata e l’obiettivo finale è diventato goccia dopo goccia sempre più concreto e sempre più vicino fino alla meritata salvezza alla penultima di campionato con una delle gare più belle della stagione…ancora colgo l’occasione di ringraziare un gruppo di ragazze davvero fantastico, che si è stretto sempre più soprattutto nei momenti di bisogno.
Come hai conosciuto Progetto Primo Salto?......raccontaci questo incontro…..
Mi viene sempre da sorridere quando ci penso, anche se ormai mi sembra di conoscere Claudio da una vita…parliamo veramente tanto entrambi. Ci siamo conosciuti grazie ad uno dei nuovi strumenti della comunicazione…internet!! Poi da un primo contatto i rapporti si sono stretti sempre più, fino a che mi ha fatto sentire parte della famiglia, anche se aspetto ancora di mangiare questa benedetta fiorentina, ma soprattutto aspetto la bottiglia di brunello che tanto mi ha promesso.
Cosa vorresti dire ai bambini che stanno per iniziare il Progetto?
Di sicuro che hanno scelto il posto giusto, dove divertimento e voglia di imparare sono ingredienti fondamentali per la crescita e la formazione di tutti, bambini, genitori, istruttori e perché no anche il territorio che li accoglie. Non dovranno mai scoraggiarsi davanti alle difficoltà perché esse saranno alla base del loro cammino di crescita e che troveranno sempre, nei loro compagni, negli istruttori e nei collaboratori tutti un supporto insostituibile e…soprattutto BUON DIVERTIMENTO!!!!! Imparare a crescere con lo sport è un diritto per tutti!!!
Hai trovato la lampada di Aladino……esprimi tre desideri per il tuo futuro
Eh…non è semplice con i tempi che corrono…però un paio di sogni c’è li ho, ma non ve li svelo per ora; vediamo cosa succede!!!!!
Fai un saluto agli Amici del Progetto Primo Salto….ti aspettiamo presto a Siena…..
Auguro intanto buon lavoro a tutti, e spero di essere in palestra con voi il più presto possibile!!!!
Questa è una promessa o una minaccia…mah.
Antonio Rinaldi per noi un grande amico……
Grazie a voi per tutto quello che fate, il nostro movimento sportivo in generale ne ha sempre più bisogno e non mi dilungo qui nell’elogiare l’importanza di un’attività di qualità fin dai primi approcci sportivi, perciò ancora grazie…con la speranza di poter sempre essere utile, un abbraccio a tutti Voi!!!

martedì 12 ottobre 2010

Dedicato a chi ci segue...

Ci sono giorni importanti, giorni in cui la ragione lascia spazio alle emozioni, giorni per i quali ti sei preparato con fatica e sacrifici, ma soprattutto con tanta tanta passione.
Tra poche ore per noi suonerà la campanella....la palestra si riempirà della gioia e dell'allegria dei nostri bambini. Sarà uno di quei momenti che ci porteremo  dietro a lungo...
Vorrei ringraziare tutti coloro che ci hanno accompagnato fin qui, vecchi e nuovi amici, che ci sono stati vicino, che hanno visto gettare il seme di questa idea e che con una parola di conforto, un pensiero l'hanno visto germogliare.
Un grazie alla famiglia del progetto, a tante splendide persone, professionisti che per passione si sono messi in discussione e hanno creduto in questa avventura.
Ore 18,30....partenza...noi saremo li...con i nostri bambini....continuate a seguirci!

domenica 10 ottobre 2010

Siamo una squadra fortissimi!!!!!!

Siamo pronti a scendere in campo.....ecco a voi la squadra di Progetto Primo Salto

Presidente: Massimo Pisani
Direttore Tecnico: Claudio Doretti
Istruttori: Claudio Doretti – Agnese Capuano – Anastasia Pisani – Cristina Guidarelli
Consulente Tecnico: Antonio Rinaldi
Fisioterapista: Stefano Traballesi
Psicologhe: Linda Vannini – Anna Cillerai
Consulente per la realizzazione e la valutazione dei test motori: Prof. Marco Bonifazi (docente dell'Università degli Studi di Siena)
Elaborazione dati: Elisa Saladini
Nutrizionista: Marilù Mengoni
Addetto stampa: Francesca Ferriol


ORGANIZZAZIONE DEL GRUPPO DI LAVORO

Gli allenamenti verranno condotti dai quattro istruttori suddivisi in due gruppi:

Claudio Doretti e Agnese Capuano gestiranno gli esercizi proponendo ai bambini la corretta esecuzione e seguendo lo svolgimento degli stessi apportando le eventuali azioni correttive.

Anastasia Pisani e Cristina Guidarelli eseguiranno insieme ai bambini gli esercizi proposti fornendo l’esempio pratico di ciò che viene richiesto. Inoltre avranno l’importante compito di creare lo spirito di gruppo tra i bambini essendo le prime ad incitare gli altri, a consolare chi sbaglia ed elogiare chi fa bene. Inoltre daranno loro stesse il loro apporto per svolgere gli esercizi proposti nel modo corretto.

Stefano Traballesi (fisioterapista) raccoglierà informazioni sulla postura dei bambini, elaborando insieme agli istruttori esercizi correttivi individuali da proporre sia nel corso dell’attività settimanale sia da svolgere in modo autonomo a casa insieme ai genitori.

Linda Vannini (psicologa) si occuperà di mediare il rapporto bambini-istruttori e istruttori-genitori; inoltre insieme ad Anna Cillerai (psicologa) e agli istruttori proporrà ai bimbi dei semplici test motori utili a determinare l’età motoria dei soggetti all’inizio e alla fine del progetto. Elisa Saladini si occuperà dell'analisi dei dati raccolti durante i test; i risultati di questi test daranno la possibilità di comprovare in modo scientifico la correttezza del lavoro svolto in palestra. I test e l’elaborazione degli stessi verranno eseguiti in collaborazione con ilProf. Marco Bonifazi docente presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Siena.

Per tutta la durata del progetto Marilù Mengoni (biologa nutrizionista), sarà a disposizione delle famiglie degli iscritti per rispondere ad ogni quesito legato alla corretta alimentazione dei bambini.

Al corso parteciperanno istruttori di altre discipline con incontri nei quali proporranno il metodo di insegnamento del proprio sport. (calcio, basket, baseball, arti marziali)

Faremo una giornata coinvolgendo un gruppo musicale di percussioni per far comprendere ai bambini come movimento e ritmo siano strettamente correlati.

Nel corso dell’anno ci avvarremo della collaborazione di professionisti nel campo dell’animazione per bambini in modo da ideare insieme percorsi ludici. Inoltre proporremo ai bambini un incontro sul tema ritmo e movimento avvalendoci dell’esperienza e della bravura di una nota orchestra di percussioni.

venerdì 1 ottobre 2010

Intervista con.....Alessandro Scipioni telecronista SKY Sport

Ciao Alessandro, un grazie per la tua disponibilità da parte degli amici del Progetto.....cominciamo?
certo
la carta di identità di Alessandro Scipioni...raccontaci chi sei?
sono nato a Milano, 35 anni fa...sono spostato con Marcella e papà di Ludovica che tra poco compie 2 anni....ho un passato di giocatore di basket delle minors (serie c)....e una grande passione per lo sci
il tuo lavoro...?
sono giornalista di Sky Sport, mi occupo di pallacanestro 365 giorni l'anno
sport: lavoro o grande passione?
lavoro e grande passione mixati….il massimo
un paio di scarpe e una bacchetta magica chi vorresti diventare?
bella domanda...me stesso, con maggiore esperienza e in grado di mettere in pratica i tanti insegnamenti dei miei colleghi più esperti, per non dire anziani, vorrei contribuire a far crescere la cultura sportiva in tv anche per i gli sport volgarmente detti minori
e se le scarpe fossero da ginnastica e la bacchetta magica potesse farti diventare un campione?
Mike D'Antoni forse un idolo di gioventù
Alessandro ha 5 anni quale è il suo rapporto con lo sport?
praticavo più discipline...che al tempo erano solo un gioco...utile per stare in compagnia, per muovermi e imparare a "stare al gioco" di fondo però era solo il momento del divertimento
i 3 giochi preferiti della tua infanzia
il basket, una costante, nuoto e calcio....però adoravo anche nascondino se vale
il tuo pensiero sullo sport giovanile in Italia
siamo indietro, manca una cultura dello sport che parta dalla base, mancano le infrastrutture...ma per fortuna c'e'ancora gente che con passione e tenacia riesce a creare ambienti adatti e portare avanti progetti interessanti. Troppo poco, manca l'attività scolastica e le federazioni sono fagocitate solo dall'aspetto agonistico....utile, necessario ma non abbastanza per avvicinare i bimbi allo sport nel modo corretto
tua figlia ...papà lo sport non mi piace?....reazione?
cercherò di farle capire che lo sport fa bene....non importa quale ma che l'attività fisica e' importante....ma poi vorrei che scelga la sua strada...io cercherò di dare consigli
studio e sport possono andare d’accordo?
assolutamente si...anzi devono !
perché  le persone pensano che gli atleti per esser professionisti devono essere ignoranti?
per uno stereotipo vecchio che per diventare un campione sei costretto a lasciare lo studio....vecchio retaggio calciofilo....
un consiglio per gli istruttori del Progetto Primo Salto...
divertiteti nel far giocare e divertire i bambini...il resto poi viene da solo ma....studiate, aggiornatevi
una raccomandazione e un saluto ai bambini e a chi si sta avvicinando allo sport?
ai bambini un grande saluto nella speranza che imparino ad amare lo sport al di là di colori di maglia e squadra; divertitevi senza pensare a chi vince e chi perde a chi è più bravo e chi meno...solo divertirsi ed imparare e rispettare le regole dello sport
ciao Alessandro un grande ringraziamento per l'intervista e chiaramente ...mi assumete alla redazione di Sky?
certo....! a presto